sabato 27 luglio 2013

Nasoni e grossi gatti alla corte di Queen Elizabeth

Ciao, nipote.

Un elefante mentre fa merenda
Dopo aver incontrato gorilla e scimpanzé, siamo tornati nelle savane, e in particolare in un gran bel parco che ha il nome della regina di Inghilterra, Queen Elizabeth. Qui, sempre insieme al nostro bravo autista Hassan, abbiamo fatto dei safari sul nostro furgoncino dal tetto apribile (per tirar fuori le teste; alcuni di noi, io compreso, si sono pure seduti sul tetto, tenendosi bene alle sbarre del portapacchi), avvistando tanti tanti animali.

Quelli più grossi sono sicuramente stati gli elefanti, che abbiamo incontrato in vari branchi, composti da maschi, femmine e qualche piccolino... che, poi, chiamare piccolino il cucciolo di elefante è un po' ridicolo, dato che è grande più di una motocicletta; pensa che la sua mamma lo tiene in pancia per 22 mesi, prima che nasca. Erano giorni che speravo di vederne qualcuno, e ce ne siamo trovati davanti tantissimi; uno si è persino un po' infastidito per la presenza della barca su cui stavano visitando il canale Kazinga (che sembra il nome di un robot, è vero, ma invece è il nome che aveva il parco prima che lo rinominassero come omaggio alla regina), ed ha cominciato a barrirci contro, agitando vistosamente le grandi orecchie; per fortuna il capitano ha fatto indietreggiare la barca, e l'elefante è tornato ad occuparsi del suo cibo.


Dopo il pranzo, il leone si allontana
per andare a schiacciare un pisolino
Poi, la fortuna ci ha sorriso, e ci siamo imbattuti in grossi felini (seppure ad una certa distanza; ma tanto non credo che qualcuno di noi avrebbe voluto trovarsi tanto più vicino): dapprima, un branco di leoni, che stavano cibandosi nelle prime ore del mattino della preda che avevano catturato durante la notte, un bufalo. Tutti lì, leone e leonesse e qualche giovane esemplare, a mangiare, per una volta senza litigare (un bufalo è abbastanza grosso, ce n'è per tutti), e poi a sonnecchiare, mentre un sacco di turisti cercavano di fotografarli dalla distanza di sicurezza a cui si trovavano le macchine.

E, nel pomeriggio, un leopardo, che dormicchiava su di un albero, zampe e coda a penzoloni. Non so dirti come il ranger che ci accompagnava sia riuscito a scorgerlo, perché pur essendo vicino alla riva io ci ho messo 1 minuto a trovarlo anche quando mi avevano spiegato dove si trovava. Il leopardo non ha fatto molto caso a noi, riposava tranquillo, ogni tanto apriva gli occhi e si guardava intorno per vedere se eravamo ancora lì... Nei pressi, però, non c'erano altri animali, neppure gli ippopotami, che evidentemente non si sentivano poi così sicuri come noi...

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