venerdì 7 agosto 2015

London calling #2: il giardino tra le nuvole

Seduti nello Sky Garden, con dietro
di noi il "cetriolo" e la "grattugia"

Ciao, nipote.

Il secondo giorno a Londra si apre, dopo una rilassante nottata (non necessariamente scontata: per fortuna, hai smesso di scalciare come facevi nel sonno anni fa, se no condividere un letto, seppure grande, sarebbe stato assai doloroso), con una buona colazione, che la nostra amica Susan, in piedi fin da prima di noi, ci ha preparato.

Io questa mattina, come ti avevo annunciato, devo fare un salto negli uffici di Journey Latin America, il tour operator per cui lavoro solitamente d'inverno, per parlare della nuova stagione e fare il punto su quella passata; tu hai forse un programma molto più interessante: Susan si è infatti offerta di portarti a visitare Richmond Park, uno dei bellissimi parchi di Londra, a caccia (fotografica) di cervi.

Il tuo inglese mi fa presagire una conversazione ridotta, tra voi due. Ma quando vi reincontro, all'ora di pranzo, all'ombra di quell'alto Monument messo a ricordo del grande incendio di Londra e delle sue vittime, mi raccontate invece di una stupenda mattinata, e mi mostri delle belle foto del branco di cervi che avete incontrato (ché, sai, alle volte nei parchi così grandi i cervi se ne stanno da una parte completamente diversa da quella in cui ti trovi tu).

Mangiamo qualcosa in una caffetteria vicina, e poi alle 2 e un quarto arriviamo alla base della Walkie Talkie tower, un grattacielo così soprannominato perché... già, assomiglia ad un Walkie Talkie. Ho prenotato i biglietti da settimane, così controllati i documenti ci fanno salire nel velocissimo ascensore che ci spara su, su, su fino al 35° piano, per visitare il giardino più alto della città: costruito in cima ad un grattacielo, acciaio e vetri (molto puliti), permette di ammirare una vista fenomenale su Londra. "Ecco il Tower Bridge, ecco lo Shard, ecco pure la cupola della cattedrale di San Paul (che visiteremo domani)". Per avvistare il Big Ben e Westminster bisogna usare i cannocchiali messi a disposizione, la distanza è molto grande; mentre il "cetriolo" e la "grattugia per formaggio" (altri due grattacieli dalle forme bizzarre) sono giusto dietro di noi, e appaiono nella loro stranezza sullo sfondo degli edifici più bassi del resto della capitale britannica. Ma a te quel che interessa di più sono i fiori del giardino, a quanto pare: scatti più foto a quelli che al panorama, con grande sorpresa di Susan e mia.


Il "fish" (anzi, "shrimp") è già finito,
ora rimangono solo le "chips"
Salutata la nostra amica, prendiamo la metropolitana ed andiamo al British Museum, uno dei tanti musei aperti gratuitamente al pubblico. Tu vuoi vedere le mummie dei faraoni egizi, ma prima ti mostro l'unico moai esistente al mondo fuori dall'Isola di Pasqua, e i bellissimi resti delle mura e delle grandiose porte di città sumere. Poi tocca ai sovrani dell'Egitto, con i loro defunti avvolti nelle bende, pronti ad alzarsi e girare per i corridoi durante le notti in cui nessuno li vede; dopo quella del Cairo e quella di Torino, è forse la collezione migliore al mondo, con tutti i tesori comprati o trafugati dal paese nord-africano... perché sì, molte delle cose più importanti all'interno del museo sono di "dubbia" provenienza, come i fregi del Partenone di Atene, stupendi, che sembrano però interessarti meno della Stele di Rosetta, la pietra con un testo scritto in 3 differente lingue che permise di decifrare i primi geroglifici.

Usciti, camminiamo fino a Covent Garden, un mercato coperto costrutito in occasione di una esposizione universale, di nuovo ferro e vetri, dove ammiriamo un mimo che fa uno spettacolo comico, facciamo un po' di shopping nel mercatino, e soprattutto visitiamo il negozio di cui già avevo parlato qui tempo fa, quello in cui si possono costruire gli orsetti di peluche... la tentazione è forte, ma sopravviviamo, e raggiungiamo Leicester Square, dove tentiamo di trovare dei buoni biglietti ad un prezzo decente per andare a vedere il musical del Re Leone. Purtroppo, buoni biglietti e prezzo decente non sembrano essere parole che vanno d'accordo, quindi decidiamo invece di passare da un fish and chips e comprare del cibo, per poi godercelo seduti ascoltando i musicisti che si danno il cambio ogni mezz'ora in una delle piazze più famose della città. A dir la verità, tu hai preso shrimp (gamberetti) ed io chicken (pollo), ma le patatine sono quelle vere... un po' troppe, forse, tanto che ne avanzi una mezza porzione, che poco dopo - mentre passiamo per Trafalgar Square, dove vediamo il monumento dedicato all'ammiraglio Nelson - doni a dei poveri vagabondi che ti ringraziano sonoramente, rendendoti più leggera (di patatine) e più felice. Pronta per tornare a casa da Susan, farti una doccia ed andare a dormire dopo una seconda giornata così intensa.

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