Ciao, nipote.
Negli ultimi giorni sono stato a Trujillo, sulla costa peruviana, perché mi ero stufato di prendere acqua e freddo sulle montagne (sì, lo so che da voi è inverno ora, ma qui no... in realtà, l'inverno non ce l'hanno, e l'unica differenza tra le stagioni è se piove o no). Trujillo, vicina all'Oceano Pacifico, è più calda, e la gente non gira con i maglioni indosso (a parte qualcuno che arriva dalle montagne, e che indossa ancora il suo bel poncho di lana).
Sono stato fortunato, perché proprio in questi giorni si sta svolgendo il festival della marinera, un ballo tipico di questa parte del Perù: le coppie si girano intorno a ritmo di musica, con dei vestiti molto belli, le signore (e signorine) con una gonna molto ampia che fanno svolazzare per bene, e i maschi vestiti quasi come dei cavalieri della pampa sudamericana, i gaucho. Ma la caratteristica più evidente è che entrambi agitano dei gran fazzoletti bianchi, aumentando la coreografia.
Il nome del ballo, marinera, deriva dalla dedica fatta alla marina peruviana, in occasione della Guerra del Pacifico, tra Perù e Bolivia da una parte e Cile dall'altra; prima, il ballo era conosciuto come "cileno", e ovviamente ai peruviani non andava giù di lasciare il nome originale.
Chiunque può ballare la marinera: mentre il concorso "ufficiale" si svolgeva nello stadio, ogni sera nella piazza principale la banda suonava e coppie di ballerini, ma anche bambini e spettatori, si lanciavano in pista mentre la banda, con i suoi tamburi e le sue trombe, suonava allegramente.
Questa notte viaggerò in autobus a Lima, dove farò visita ancora per un paio di giorni ai miei amici Daniele e Vanessa, e poi volerò in Ecuador, a Quito.
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