lunedì 4 novembre 2013

Le isole galleggianti degli Uros

Le signore Patrizia e Margaret
con una donna Uros
Ciao, nipote.

L'altro giorno siamo andati a fare una escursione sul lago Titicaca, fino alle isole galleggianti degli Uros. Si tratta di una popolazione ancora più antica degli Inca, che, per difendersi da dei vicini un po' cattivelli, decisero di costruire delle isole su cui andare a rifugiarsi, un po' come fecero i primi abitanti di Venezia (anche se loro le isole le trovarono, e non dovettero costruirle).

Con delle grosse zolle di torba e canne, dette "totora", che trovano lungo i bordi ma anche in alcune parti abbastanza poco profonde del lago, mettono insieme delle specie di zattere, che tengono unite con delle corde. Sopra le zattere, appoggiano poi vari strati di canne, fino ad arrivare ad uno spessore di alcuni metri. Il peso loro, ma anche delle canne stesse, fa sprofondare il tutto, fino a che non raggiunge un equilibrio e galleggia sul lago. Solo allora possono cominciare a costruire le loro case, anch'esse fatte di canne.


Ian rema, mentre la moglie
del barcaiolo sta a guardare
Per impedire che le isole se ne vadano a spasso spinte dal vento, le ancorano al fondo del lago, ma a volte il vento è così forte che rompe gli ormeggi e gli abitanti si svegliano al mattino in un posto diverso da quello in cui si erano addormentati la sera prima.

Per spostarsi tra un'isola e l'altra, invece, usano delle barche molto caratteristiche, anch'esse fatte di totora, sulle quali portano a spasso pure i turisti. Come puoi, immaginare, infatti, una delle loro attività principali è appunto quella di ricevere turisti in visita, per spiegargli il loro strano modo di vita e, possibilmente, per vendergli qualche souvenir (come quell'aggeggio con le barchette da appendere sopra la culla che ti avevo mandato quando eri nata).

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