lunedì 3 marzo 2014

Vecchio scarpone, quanto tempo è passato

Un'ultima foto ai miei scarponi,
compagni di mille avventure
Ciao, nipote.

Per i viaggi lunghi che mi piace fare, parto con un equipaggiamento che cerco di selezionare al meglio, per non correre il rischio di portare troppo peso sulle spalle; ovviamente, ad ogni viaggio scopro poi che qualcosa che ho portato non mi è servito, ma non potendolo sapere fin dall'inizio meglio avere un maglione in più che uno in meno; e, poi, ricordati che c'è molto spesso la possibilità di acquistare le cose lungo il percorso.

Col passare dei giorni, e dei chilometri, le cose però si consumano: nei calzini si fanno buchi, il tessuto degli zaini si cuoce al sole e si logora, le stecche degli ombrelli si rompono... e le scarpe, semplicemente, invecchiano.

Avevo comprato un paio di scarponi da montagna a Darwin, in Australia, durante il mio giro del mondo, nel 2004. In questi 10 anni, hanno calcato le strade di almeno una trentina di paesi (forse di più, dovrei contarli), in 4 continenti diversi.


Qui sfoggio le scarpe da ginnastica,
mentre gli scarponi stanno riposando
Una volta le suole si erano staccate quasi completamente, perché la colla ormai era vecchia, e ricordo di averli portati da un calzolaio che le ha riattaccate e cucite. I lacci si erano rotti almeno tre volte, ma quelli ovviamente è stato facile sistemarli. Negli ultimi mesi, però, hanno cominciato davvero a cadere a pezzi: la gomma delle suole si staccava, le cuciture si scucivano, il tessuto si sfaceva. Le ho portate da due calzolai differenti, ed entrambi hanno scosso la testa, sconsolati, dicendomi che ormai non c'era più nulla da fare. Ho comprato un tubetto di colla, allora, per tenerle insieme il più possibile, allo stesso tempo evitando di usarle tutte le volte che era possibile.

Dal Guatemala fino alla Patagonia, per due mesi e mezzo sono riuscito a salvarle. Non mi hanno abbandonato neppure nei grandi parchi argentini, dove siamo andati a fare trekking, ma alla fine dell'ultimo, nella cittadina di El Chalten, ho davvero dovuto dir loro addio. Ho quindi tirato via le stringhe, per tenerle come ricordo; poi, le ho pulite ed asciugate, e poi le ho appoggiate con molta delicatezza, assieme, sul coperchio del cestino della spazzatura nel bagno della mia camera, perché la cameriera non pensasse che me le ero dimenticate.

Mi è un po' spiaciuto lasciarle, siamo stati compagni di viaggio per molto tempo. Ma era il loro momento. Ora, presto, dovrò trovarne un altro paio, spero altrettanto buone.

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