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Cammelli in posa a Petra |
In questi giorni sono in Giordania, l'unico paese tranquillo del Medio Oriente, almeno fino ad ora. Lo sto girando con un gruppo di viaggiatori inglesi, accompagnati dalla guida Elias e scarrozzati dall'autista Khaled, per una settimana. Che può sembrare un periodo breve, forse, ma in realtà la Giordania non è un paese molto grande, almeno nella sua parte abitata - perché, se guardi la mappa, vedrai che una parte considerevole è puro deserto.
Così, sul pullman di Khaled, in pochi giorni siamo passati dalle moschee di Amman ai resti di una città romana a Jerash, e dai mosaici di Madaba fino al monte Nebo, su cui Mosé diede un ultimo sguardo alla Terra Promessa prima di morire - aveva anche i suoi annetti, bisogna pur dirlo -; poi, qualche ora passata in riva al Mar Morto, che in realtà non è un mare ma un lago, con una concentrazione di sali talmente grande che in acqua non ci vive neppure un pesciolino, e che se ci entri galleggi anche con due enormi sassi tenuti nelle mani.
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Il Tesoro di Petra fa la sua comparsa dinanzi a noi |
Costruita dalla antica civiltà dei Nabatei, un popolo di commercianti, e poi conquistata dai Romani, Petra venne purtroppo distrutta da dei terremoti (colpa dei Nabatei, bisogna dirlo: non ci azzeccavano mai, delle 3 capitali che avevano fondato non ne è rimasta su una, a causa dei terremoti). Non tutta, però: perché quei simpaticoni dei Nabatei avevano pensato bene di creare un sacco di tombe scavandole nelle pareti coloratissime delle montagne circostanti. E quelle tombe sono sopravvissute non solo ai terremoti, ma anche al passare dei secoli, trasformando Petra in una città fantastica.
Una città dove cammelli e cavalli e asini portano a spasso migliaia di turisti, che vogliono sperimentare le sensazioni provate da Indiana Jones quando attraversò il canyon d'ingresso, detto Siq, e si trovò all'improvviso di fronte la facciata del "Tesoro", come viene chiamato la tomba forse più bella, sicuramente più famosa.
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